venerdì 3 marzo 2017

La libertà della musica e la repressione di genere. Nannerl Mozart - Davide Ferrari

La censura, la repressione politica o ideologica, nel totalitarismo esplicito e nelle debolezze delle democrazie, tutto questo riguarda anche la musica che, essendo la più comunicativa ed universale delle arti, è blandita e temuta dai poteri.
La musica dei maschi, in particolare.
Le donne hanno subito, oltre a tutte queste negazioni dirette della libertà, un'altra forma di repressione, quella di genere.
Talmente forte da sembrare naturale, la segregazione femminile dalla vita sociale e da quella artistica sono da sempre un marchio a fuoco sulla vita delle donne.
Si dice che dietro ad ogni uomo di successo vi sia una grande donna ma se quella donna volesse porsi innanzi, esprimere lei le sue volontà, essere ed apparire, cosa le sarebbe accaduto, cosa le accadrebbe?
Fino a pochi anni fa il suo destino sarebbe stato segnato. Anche oggi però per la grande maggioranza della popolazione mondiale, dovunque essa viva, alla donna sono da precludere le vie dell'espressione alta ed astratta, le strade della piena realizzazione artistica e musicale.

Uno dei maggiori compositori della storia della musica, per molti il maggiore, certo il più affascinante per la commistione di doti tecniche e magia d'improvvisazione, per giocosità infantile ed perfezione espressiva adulta.
E' Wolfang Amadeus Mozart, tutti lo sanno.
Ma i Mozart furono due.
Nella prima parte della sua carriera di bambino prodigio Mozart non era né l'unico della famiglia ad esibirsi né si esibiva da solo. Con lui era Nannerl, Maria Anna Walburga Ignatia Mozart , la sorella di qualche anno più grande.
Come lui enfant prodige, con lui negli spettacoli montati dal padre Leopold, per reali e nobili di tutta Europa, Nannerl era una stella. Passata dall'infanzia alla pubertà vennero i guai, i divieti. Viaggiare con due stelle costava troppo, Nannerl venne lasciata a casa a mantenere con il suo lavoro di insegnante privata di clavicembalo i viaggi artistici di Amadeus e il consolidamento da giovinetto della sua fama infantile.
Il clavicembalo non era l'unico strumento che padroneggiava, né forse il più amato. Ma il padre le proibì di suonare il violino, il corpo di una donna non si prestava al protagonismo del violinista, al massimo alla compostezza di una pianista.
Nannerl componeva ma non resta nemmeno un rigo della sua musica. L'arte del pensiero di una donna non può avere valore, meno si produce e più la sua vita rientra nell'apprezzata normalità.
Andò sposa ad un barone, curò i figli suoi e quelli del marito e del suo matrimonio precedente, visse lontana dalla città, relegata.
Il legame con Wolfgang si indebolì molto dopo il matrimonio del genio con l'amatissima Costanza.
Pare litigassero per l'eredità del padre, Wolfgang morì poverissimo da lei lontano e ignoto.
Dopo la morte del fratello Nannerl gli tornò vicina dedicando interamente all'opera del fratello la sua vita di vedovanza. Il marito barone e più anziano l'aveva lasciata sola, seguendo il naturale ordine degli eventi.
Catalogò, autenticò, diffuse e difese le pagine di Wolfgang ritrovando forse qualcosa di lui nell'ultimo figlio di Amadeus, Francesco Saverio Volfango, anch'egli musicista, di talento ma sovrastato dalla fortuna eterna del padre, in altro modo ma forse con simili effetti.
Non sapremo mai se davvero Nannerl avesse avuto in dono la forza creativa di Wolfgang. Lo ipotizzano i racconti della sua vita che ritroviamo in romanzi, racconti, pieces a lei dedicati negli ultimi vent'anni e nel film di René  Feret “Nannerl, la sœur de Mozart ».
Certo sappiamo che il padre volle impedirgli di creare, che la schiavitù del genere le amputò il pensiero, l'animo, il corpo che invece, fin dalle primissime età, erano legati alla libertà della musica. Le rimase il pianoforte, le note nella sua casa e per i suoi allievi. Quello che si poteva, quello che si doveva.

Davide Ferrari - Poeta

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