La censura, la repressione
politica o ideologica, nel totalitarismo esplicito e nelle debolezze
delle democrazie, tutto questo riguarda anche la musica che, essendo
la più comunicativa ed universale delle arti, è blandita e temuta
dai poteri.
Le donne hanno subito,
oltre a tutte queste negazioni dirette della libertà, un'altra forma
di repressione, quella di genere.
Talmente forte da sembrare
naturale, la segregazione femminile dalla vita sociale e da quella
artistica sono da sempre un marchio a fuoco sulla vita delle donne.
Si dice che dietro ad ogni
uomo di successo vi sia una grande donna ma se quella donna volesse
porsi innanzi, esprimere lei le sue volontà, essere ed apparire,
cosa le sarebbe accaduto, cosa le accadrebbe?
Fino a pochi anni fa il
suo destino sarebbe stato segnato. Anche oggi però per la grande
maggioranza della popolazione mondiale, dovunque essa viva, alla
donna sono da precludere le vie dell'espressione alta ed astratta, le
strade della piena realizzazione artistica e musicale.
Uno dei maggiori
compositori della storia della musica, per molti il maggiore, certo
il più affascinante per la commistione di doti tecniche e magia
d'improvvisazione, per giocosità infantile ed perfezione espressiva
adulta.
E' Wolfang Amadeus Mozart,
tutti lo sanno.
Ma i Mozart furono due.
Nella prima parte della
sua carriera di bambino prodigio Mozart non era né l'unico della
famiglia ad esibirsi né si esibiva da solo. Con lui era Nannerl,
Maria Anna Walburga Ignatia Mozart , la sorella di qualche anno
più grande.
Come lui enfant prodige,
con lui negli spettacoli montati dal padre Leopold, per reali e
nobili di tutta Europa, Nannerl era una stella. Passata dall'infanzia
alla pubertà vennero i guai, i divieti. Viaggiare con due stelle
costava troppo, Nannerl venne lasciata a casa a mantenere con il suo
lavoro di insegnante privata di clavicembalo i viaggi artistici di
Amadeus e il consolidamento da giovinetto della sua fama infantile.
Il clavicembalo non era
l'unico strumento che padroneggiava, né forse il più amato. Ma il
padre le proibì di suonare il violino, il corpo di una donna non si
prestava al protagonismo del violinista, al massimo alla compostezza
di una pianista.
Nannerl componeva ma non
resta nemmeno un rigo della sua musica. L'arte del pensiero di una
donna non può avere valore, meno si produce e più la sua vita
rientra nell'apprezzata normalità.
Andò sposa ad un barone,
curò i figli suoi e quelli del marito e del suo matrimonio
precedente, visse lontana dalla città, relegata.
Il legame con Wolfgang si
indebolì molto dopo il matrimonio del genio con l'amatissima
Costanza.
Pare litigassero per
l'eredità del padre, Wolfgang morì poverissimo da lei lontano e
ignoto.
Dopo la morte del fratello
Nannerl gli tornò vicina dedicando interamente all'opera del
fratello la sua vita di vedovanza. Il marito barone e più anziano
l'aveva lasciata sola, seguendo il naturale ordine degli eventi.
Catalogò, autenticò,
diffuse e difese le pagine di Wolfgang ritrovando forse qualcosa di
lui nell'ultimo figlio di Amadeus, Francesco Saverio Volfango,
anch'egli musicista, di talento ma sovrastato dalla fortuna eterna
del padre, in altro modo ma forse con simili effetti.
Non
sapremo mai se davvero Nannerl avesse avuto in dono la forza creativa
di Wolfgang. Lo ipotizzano i racconti della sua vita che ritroviamo
in romanzi, racconti, pieces a lei dedicati negli ultimi vent'anni e
nel film di René Feret “Nannerl, la sœur
de Mozart ».
Certo
sappiamo che il padre volle impedirgli di creare, che la schiavitù
del genere le amputò il pensiero, l'animo, il corpo che invece, fin
dalle primissime età, erano legati alla libertà della musica. Le
rimase il pianoforte, le note nella sua casa e per i suoi allievi.
Quello che si poteva, quello che si doveva.
Davide
Ferrari - Poeta
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